domenica 24 luglio 2011

Chiara Francesconi per Marche Centro d'Arte

COSTRIZIONE
DC - In un lavoro che parla del femminile e del femmineo credo che abbiamo di fronte una riflessione sulla donna, sulla falsità della sua liberazione e sullo stato di costrizione in cui si trova. È una situazione difficile da superare, proprio perché la cosiddetta liberazione non ha portato un miglioramento della situazione, ma un aumento degli impegni, per cui la "prigione" rappresentata dal mondo domestico è solo diventata più angusta e asfissiante.

CF - Parlerei anche di obbligo morale, un senso del dovere legato per natura alla donna. La cucina è il luogo più comune all'interno dell'ambiente domestico a cui si associa, per antonomasia, la figura femminile, cosa che spesso viene colta in modo dispregiativo; però mi piace pensare soprattutto che la cucina sia un luogo creativo, carico di senso, dai molteplici significati e risvolti.



CARNE
DC - Carne la intendo non solo in senso letterale, ma anche nel senso di corpo, un corpo però privo di testa e quindi assimilabile a quello che normalmente arriviamo a considerare cibo. Le linee sul corpo aprono poi a mille suggestioni, sono tracce, segni, percorsi. Un processo di evidenziazione che si esplica attraverso la luce e la tecnica impiegata.

CF – Sì cibo ma anche violenza, forse velata, dalla semplicità del gesto. Sono scatti rubati ad un corpo femminile che si sveglia portandosi dietro i pensieri di una notte passata. Non sappiamo cosa è successo. Le immagini per quanto semplici e dirette ci svelano solo alcuni gesti, momenti particolari ma se penso a kitchen_death, così diversa di senso dalle altre, non posso che immaginare che si tratti di un flashback. Cosa è successo nella notte? Nelle altre immagini intravediamo una tavola ancora da sbarazzare.. allora forse questo scatto è solo la proiezione di un pensiero?




DONNA
DC - kitchen_Chicken racconta la donna attraverso quello che viene considerato il suo universo, il fatto che le foto non siano ritoccate, ma siano esattamente così la leggo come un'accentuazione del realismo del tema... come dire la situazione è questa qualsiasi ritocco è un falsificare il gioco. L'opera è uno specchio preciso del nostro tempo, sull'uso che si fa del corpo della donna, sia essa in casa, in tv, in ufficio. In ultima analisi le viene richiesto prima di tutto di essere un corpo senza nessun interesse su competenze e preparazione che può avere e questo accade anche da parte delle donne.

CF - Il gioco delle scene ritratte alterna momenti di grande realismo a momenti di intima riflessione. Le immagini sono sicuramente uno specchio del nostro tempo ma non ti urlano in faccia la realtà. Questa donna (che è senza volto appunto, potrebbe essere chiunque) ti apre la porta e ti fa entrare nel suo vissuto. Un vissuto che non dice niente di nuovo ed è proprio questo che da fastidio.



Suggestioni

DC - La grande abbuffata di Marco Ferreri e Histoire d'O di Crepax, L'albero di Antonia di Marleen Gorris, We want sex di Nigel Cole
CF - Non saprei sicuramente molti dei film di Almodovar e in particolare mi viene subito in mente Parla con lei.
Alcuni passaggi del libro Mille splendidi soli, il secondo romanzo dello scrittore americano di origine afghana Khaled Hosseini come per certi versi se penso al corpo di donna anche Profumo di Patrick Suskind... che tra l'altro ho riletto ultimamente!

Questo discorso prosegue e si espande su http://mcda.cocalosclub.it/ - http://galleriamarconicupra.blogspot.com/ - http://diaridalcontemporaneo.blogspot.com/ - http://www.nudicomevermi.blogspot.com/



photo: Marco Biancucci http://www.fforfakecv.it/

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