Si e conclusa in questi giorni alla Galleria Marconi la mostra di Alessandro Grimaldi, Anatomy of a Murder, che era stata inaugurata il 14 Gennaio 2007. "Anatomy of a Murder è un progetto nel quale interagiscono tra loro diverse operazioni artistiche, dalla pittura su tela, alla fotografia, al video, alla letteratura. Denominatore comune tra i diversi percorsi della mostra è la morte. Il punto di partenza nell’allestimento è il primo Snuff Movie della storia: l’omicidio Kennedy ripreso in diretta tv e ritrasmesso in tutto il mondo. Partendo dall’omicidio è proposto un viaggio attraverso l’America degli anni ’60 attraverso i suoi miti, i suoi simboli e le sue contraddizioni".
Questa è l'intervista rilasciata da Alessandro Grimaldi.
Anatomy of a Murder racconta la società americana dei primi anni ’60, partendo dall’omicidio Kennedy, come si è sviluppato il progetto?
Nel progetto hai coinvolto anche Ivana Spinelli e Lucilio Santoni, in cosa consiste la loro collaborazione?
Hai definito il video dell’omicidio Kennedy: “il primo snuff movie della storia”, in cosa consiste uno snuff?
A dire il vero il termine esatto per definire il video dell’omicidio Kennedy è real movie, che differisce dallo snuff per il fatto che nel primo caso l’avvenimento (la morte) sarebbe accaduto accidentalmente e comunque anche senza la presenza del mezzo di ripresa mentre, nel secondo caso, l’avvenimento è stato indotto e non è avvenuto in maniera naturale.
I real movies, anche se contengono scene di violenza e morte, non sono snuff: l’occasionalità dell’ evento crea la differenza. Il turista che riprende un incidente stradale non può prevedere quell’evento, ma si limita solo a filmare i fatti. Anche le scene relative allo tsunami asiatico, agli incidenti stradali trasmessi su Real TV, sono dei video occasionali, non sono programmati o causati dal regista. Gli snuff movies, invece, sono video in cui il regista, o chi per lui, provoca l’evento criminoso, lo pianifica e lo riprende con la telecamera in tutte le sue sfaccettature. Le vittime possono essere ignare o consapevoli non importa, conta solo il macabro effetto che si produce. Il termine snuff, quindi, indica quei filmati a sfondo sessuale (possiamo dire anche hardcore) in cui i protagonisti, per lo più donne, vengono torturati e uccisi.
Gli snuff movies (ammesso che siano mai esistiti… e vi posso assicurare che l’argomento è molo complesso) sono distribuiti attraverso canali “undergorund”, di solito a mano, su supporti non rintracciabili, visto che si tratta di testimonianze d’omicidio (prima dell’immissione sul mercato delle videocamere, venivano girati con pellicole 8mm, in modo da passare inosservati agli occhi dei laboratori di sviluppo ed erano disponibili solo in determinati ambienti legati alla malavita organizzata). Internet e la diffusione dei sistemi peer to peer (come Emule, WinMx, etc.) di sicuro garantisce una grande diffusione di materiale illegale, ma l’esistenza degli snuff è ancora oggi tutta da dimostrare (per fortuna!). Certo, se si prova a digitare la parola chiave “snuff movies” su Google, si ottiene per risposta una lista di ben 6.110.000 risultati (196.000 se si clicca su “pagine in italiano”), tutte bufale commerciali, specchietti per le allodole, messe in rete per attirare verso siti porno a pagamento.
Poteva essere “arte” il discusso film “SNUFF” (dal quale prese il nome il genere) del 1974 di Michael e Roberta Findlay (di dubbio gusto) ed i Mondo Movie e Cannibal Movie nati come documentari (agghiaccianti) dove, per usare parole dello stesso Jacopetti, “gli avvenimenti si producono indipendentemente dalla macchina da presa, che si limita a registrarli “.
A dire il vero non riesco a tracciare una linea di demarcazione oltre la quale l’arte non dovrebbe spingersi (penso a Cattelan ed al suo intervento dei tre manichini impiccati). Ciò che per me può essere immorale per altri magari non lo è, ma nel caso degli snuff il confine è ben evidente: tortura e omicidio non sono arte!
1 commento:
quello che stavo cercando, grazie
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